L’Atleta di Lussino: un enigma fra archeologia e scienze esatte

Prosegue il ciclo di conferenze sui Grandi restauri dell’Opificio delle Pietre Dure.
Il sesto appuntamento, mercoledì 23 maggio alle ore 17, avrà come titolo “L’Atleta di Lussino: un enigma fra archeologia e scienze esatte” e sarà curato da Maurizio Michelucci, già direttore del Settore restauro archeologico dell’Opificio delle Pietre Dure.

Nel 1998 il Ministero croato della cultura rese noto il ritrovamento dell’eccezionale statua bronzea del cosiddetto Atleta di Lussino, rinvenuta sul fondale marino tra l’isolotto di Vele Orjule e l’isola di Lussino. Alta circa 192 cm, la figura si inquadra nella ben nota tipologia dell’Apoxyomenos, ovvero la rappresentazione di un atleta colto nell’atto di detergersi il corpo da polvere e sudore. L’opera, un’ottima copia di epoca romana da un originale ellenistico dell’avanzato IV secolo a.C., al momento del recupero appariva ricoperta da una spessa patina di concrezioni minerali di origine organica e presentava una serie di grandi fessurazioni e danni in corrispondenza della gamba destra. L’incontro sarà un’occasione per ripercorrere le fasi del complesso intervento di restauro, durato quattro anni e condotto dall’Istituto croato per il restauro di Zagabria in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure.

 

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